Donato Di Santo

Tra Italia e America Latina

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Funzionario di partito
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UN ARGENTINO DI NOME ALEJANDRO
Ero funzionario PCI e responsabile fabbriche, quando mi imbattei in una delle facce meno gradevoli e più odiose del Sud America… La Guzzi, la famosa fabbrica di motociclette, era in crisi e rischiava la chiusura, come decine e decine di altre fabbriche del territorio che non avevano retto le grandi trasformazioni tecnologiche e l’impatto dei paesi in via di sviluppo sul mercato globale. Gran parte di queste realtà finirono con il soccombere e sparire. Per alcune si apriva la possibilità di salvataggio e rilancio attraverso lo strumento della GEPI. L’imprenditore di origine argentina, Alejandro De Tomaso, proprietario della omonima casa automobilistica, si era fatto avanti con un progetto di "recupero” della Guzzi. Lo stesso stava facendo con la Innocenti, la Maserati ed altre. Il progetto, se approvato dalla GEPI, avrebbe comportato un ingente finanziamento statale. De Tomaso era un personaggio spregiudicato, politicamente di ultra-destra, collaboratore e finanziatore dei militari-macellai argentini e legato ai circoli più oscuri e reazionari. Era evidente a tutti come l’operazione fosse la seguente: richiedere gli ingenti finanziamenti pubblici, fingere un intervento di recupero e riconversione e quindi, in breve tempo – ma solo dopo aver intascato i soldi - dichiararlo impraticabile e rimanere con una fetta cospicua dei fondi destinati alla ristrutturazione industriale. Era "evidente”, sarebbe sicuramente andata a finire così, però … non ne avevamo le prove documentali. Questo cercai di dire in una tumultuosa riunione di "cellula” del PCI della Guzzi, a Mandello del Lario, ma non venni ascoltato. I compagni della fabbrica erano esasperati, rischiavano il proprio posto di lavoro, ritenevano (prerogativa che li vedeva in buona e numerosa compagnia) di avere "la verità in tasca” e poi, il giovane funzionario era pur sempre il "burocrate” della Federazione: … che ne poteva sapere?! Vinsero loro e, verso le due di notte, dopo oltre cinque ore di durissimo dibattito, il testo che ne uscì - e che divenne un documento - volantino che diffondemmo alla Guzzi e nelle altre fabbriche del territorio- recava a chiare lettere quel giudizio lapidario su De Tomaso: giusto ma … non documentalmente provato. La classe operaia aveva vinto sulla burocrazia di partito.

Qualche settimana più tardi dal Tribunale di Lecco viene recapitato a Viale Dante, 3 (la storica sede della Federazione lecchese del PCI), una querela contro ignoti per diffamazione ai danni di Alejandro DeTomaso! Convocavano l’allora Segretario Provinciale, Meschi, nei panni di legale rappresentante, ai fini di conoscere i nomi degli estensori del testo "diffamatorio” per poterli perseguire legalmente. Il Segretario, ed il responsabile fabbriche (cioè io), riunimmo immediatamente la cellula di fabbrica della Guzzi ma constatammo che gli stessi baldi ed impavidi assertori - nella riunione di alcune settimane prima - delle tesi esposte nel testo incriminato, ora si scoprivano "padri di famiglia” impossibilitati di farsi carico di una vicenda giudiziaria che (ma … a posteriori!), ritenevano più grande di loro. Non avevamo alternative: il Segretario provinciale ed io ci assumemmo la responsabilità della stesura del testo. Difesi dal penalista iscritto al PCI, Edoardo Fumagalli, iniziò per noi una lunga trafila giudiziaria che si interruppe, fortunatamente, grazie al provvidenziale intervento di un indulto.

E … Alejandro De Tomaso? Fece esattamente ciò che gli operai comunisti della Moto Guzzi avevano previsto e, ostinatamente, voluto scrivere sul volantino.

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